Di Cecilia Fraccaroli
Questa settimana chiacchieriamo con Chiara Lungarotti, amministratore unico del Gruppo Lungarotti, figlia di Giorgio, pioniere della viticoltura italiana, e della sua amatissima, colta moglie. Un team d’eccezione, una famiglia che oltre a fare vino, “fa cultura”.
Le Cantine Giorgio Lungarotti raccontano la storia di Suo padre, Giorgio, il quale ha dato vita ad una realtà oggi tra i simboli dell’eccellenza umbra in Italia e nel mondo.
So che Lei, già quando era bambina, seguiva il padre in ufficio ed in campagna. Oscar Farinetti ha dichiarato addirittura che “Lei è Giorgio in gonnella”. Ci racconta del Suo rapporto con un padre pioniere che ha scritto una parte di storia italiana e del vino?
Anzitutto, premetto che io e mio padre siamo molto diversi, in primo luogo per quanto riguarda l’approccio e le interpretazioni che diamo e davamo alle cose. E’ vero però che io e mio padre siamo accomunati dagli stessi valori e dalla stessa convinzione: il vino è parte integrante della storia e della tradizione di un Paese. Nel nostro caso, il vino è una presenza immanente della storia e della cultura dell’Umbria, ed io sono felice ed orgogliosa di portare avanti questo patrimonio, proseguendo il lavoro di mio padre.
Laurea in agraria, specializzazione in viticoltura, ha dichiarato di avere ereditato dal padre l’amore per la Vostra terra, di cui afferma di conoscere ad occhi chiusi il profumo ed il sapore: la Sua strada alla guida del Gruppo Lungarotti pare essere tracciata fin da sempre.
Si è mai immaginata, anche solo per un attimo, di svolgere una professione diversa?
No. La mia risposta a questa domanda è un secco no!
Lei è la prima donna del vino italiano nella classifica “TOP 10 WOMEN IN ITALIAN WINE”, stilata da Tom Bruce Gardyne e pubblicata sul sito della rivista londinese “The Drinks Business”, testata che quotidianamente raggiunge più di ventimila operatori del drink trade internazionale.
Che cosa si prova ed essere riconosciuti leader in un settore così complesso ed articolato, come quello della produzione vinicola italiana?
Io sento la grande responsabilità di conservare, di tramandare, e di fare conoscere nel mondo il meraviglioso patrimonio del nostro territorio umbro. Sono convinta però che ciò sia possibile solo dedicandosi ogni giorno al proprio lavoro al meglio, con passione, e con tanta professionalità.
Nel 2014 avete celebrato i quarant’anni del MUVIT, il Museo del Vino di Torgiano, fondato dai Suoi genitori e proprietà della famiglia Lungarotti.
Il New York Times ha recensito il Museo come “il migliore in Italia” per la qualità delle sue collezioni artistiche.
Se dovesse scegliere un solo pezzo, tra quelli esposti, da citare per raccontare il Museo, quale sceglierebbe?
Quando mi chiedono del MUVIT, penso quasi sempre ad un pezzo che ne è per me il simbolo, per più di una ragione: si tratta di un piatto del 1528, opera di Mastro Giorgio da Gubbio, che rappresenta l’infanzia di Bacco.
Questo piatto richiama anzitutto il binomio “vino e mito”, per via del riferimento a Bacco. C’è poi il legame con la nostra terra, l’Umbria, poiché Mastro Giorgio era un eccezionale ceramista, il quale ottenne la cittadinanza onoraria di Gubbio proprio per le sue grandi abilità artistiche; si tratta dunque dell’opera di un cittadino umbro “d’adozione”!
State portando l’Umbria nel mondo: il nome Lungarotti è arrivato in oltre cinquanta Paesi, e Le Vostre migliori etichette sono presenti nelle carte dei vini dei più celebri ristoranti ed hotel del mondo, come ad esempio gli Armani e Bulgari Restaurant di Tokyo, il Grand Hotel di Mosca, lo Sheraton ed il Four Season Hotel di Bangkok… siete a bordo di compagnie aeree russe, di navi da crociera giapponesi… Che effetto fa pensare che nel 1962 -relativamente poco tempo fa- Suo padre ha inaugurato la Cantina Lungarotti, a Torgiano, in un paese in cui non c’era nulla, nemmeno una trattoria?
Quando ci penso, mi dico che anche oggi servirebbero lo stesso entusiasmo e la stessa concretezza che caratterizzavano quegli anni in cui mio padre ha inaugurato la nostra Cantina. Io credo che questi sarebbero gli ingredienti che servirebbero oggi, nella situazione di difficoltà in cui vive il nostro Paese, per uscire dalla crisi. Però sono ottimista: il clima di entusiasmo e di concretezza di cui parlo si può trovare ancora, in giro per l’Italia, a macchia di leopardo. Certo… è un leopardo un po’ poco maculato, per ora, ma i segnali positivi si vedono!
Dal 2014 nelle Vostre Tenute di Montefalco si pratica l’agricoltura biologica. So che l’eco-sostenibilità Le sta a cuore, al punto che il Gruppo ha aderito a diversi progetti “green”. Che cosa pensa, in due parole, della polemica tra i sostenitori del vino “tradizionale” ed i fautori della cultura “bio” e del ritorno alla natura?
Anzitutto, premetto di essere contraria agli integralismi, in qualsiasi senso. Il progresso dell’uomo porta con sé molti aspetti positivi, e ciò che di buono è stato portato proprio dal progresso, va considerato ed applicato. Dalla terra, in ogni caso, viene il futuro sia mio, sia della mia famiglia, è dunque per me imperativo rispettarla! Per queste ragioni anche a Torgiano pratichiamo viticoltura ecosostenibile, con apposite centraline che monitorano lo stato delle viti e del terreno, ed utilizzando, ad esempio, concimi organici. Nella tenuta di Montefalco pratichiamo viticoltura interamente e completamente biologica, ma ciò è reso più semplice dal fatto che la tenuta è più piccola (20 ettari) ed è costituita da un corpo unico.
Numerosi sono anche gli altri progetti “bio” che portiamo avanti, tra cui uno che permette di ricavare energia direttamente dalla vite!
So che mercoledì scorso Lei, insieme ad altri produttori ed alla FIS (Fondazione Italiana Sommelier- Centro Internazionale per la cultura del Vino e dell’Olio) avete partecipato all’udienza in Vaticano da Papa Francesco. Ci racconta di questo incontro?
Si, mercoledì scorso ho preso parte all’udienza in Vaticano, insieme a molti altri produttori di vino. E’ stato molto emozionante, ma ciò che più mi ha toccata è stato sentire personalmente il richiamo della viva voce del Santo Padre. In questa occasione, il Presidente della Fondazione (la Fondazione Italiana Sommelier, ndr), insieme a due esponenti della stessa, ha presentato un dono al Santo Padre da parte di noi tutti. L’udienza del mercoledì è una tradizione istituita in Vaticano da Papa Paolo VI, e da sempre si tiene nella splendida Sala Nervi: ritengo si tratti di una bellissima consuetudine!
Rimango affascinata dalla cultura e dai modi gentili di Chiara Lungarotti, e, dentro di me, mi ripropongo – dopo avere chiacchierato con lei – di documentarmi meglio su molti dei temi di cui abbiamo discusso… c’è ancora tanto e tanto da imparare dalle persone come lei che intervisto!
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